venerdì 19 novembre 2010

Educazione, affinamento e consolidamento delle capacità coordinative speciali secondo la metodologia operativa ali

Se ci chiediamo cosa sia la teoria dell’allenamento, possiamo affermare che è una disciplina
della scienza dello sport, avente per oggetto i problemi dell’allenamento sportivo, della gara
sportiva e della massima prestazione sportiva, principalmente sul piano della metodologia, in
cooperazione con la pedagogia, la fisiologia, la biochimica, la medicina, la biomeccanica, la
teoria dell’informazione, la psicologia, etc.
Suo scopo è il processo, pedagogicamente diretto, di incremento o sviluppo della prestazione
sportiva nel suo complesso e nelle sue parti, con la scoperta delle leggi generali, la
formulazione di principi generali e speciali per la soluzione dei problemi dell’allenamento nella
costruzione dei piani d’allenamento.

Suoi contenuti sono:

1) l’impostazione del sistema di gara e di allenamento;
2) l impostazione della struttura dell’allenamento e del suo controllo.
Nei processi fisico-atletici (capacità condizionali), tecnico, tecnico-tattico, psichico, morale
ed intellettuale, il carico costituisce dunque la categoria centrale dell’allenamento.
E’ ovvio che nella sua formazione e nel suo aggiornamento 1’allenatore deve studiare la teoria dell’allenamento.
Nell’aggiornamento soprattutto, perchè la teoria dell’allenamento rispecchia le nuove tendenze internazionali nello sviluppo della prestazione sportiva.
L’allenatore è componente integrante della pratica dello sport.
Tre risultano soprattutto i punti che hanno importanza diretta nell’aggiornamento come nella
prassi quotidiana dell’allenatore:

I principi dell’allenamento

L’allenamento è basato sui seguenti principi :
- Ogni soggetto ha le sue caratteristiche peculiari;
- Gli obiettivi devono essere ragionevoli (ma mutevoli);
- Occorre avere un piano di allenamento;
- Il piano di allenamento deve essere orientato verso le abilità specifiche;
- Occorre essere flessibili nell’attuazione del piano;
- Occorre sviluppare l’aspetto biomeccanico;
- La varietà rappresenta l’aroma dell’allenamento;
- Occorre alternare il difficile con il facile;
- Occorre tener conto del ruolo di una corretta qualità dello stile di vita;
- Il riposo è l’ elemento fondamentale dell’allenamento.

 La necessità di pensare secondo un sistema d’allenamento

Si può dire che un sistema è una classe di elementi, collegati da un’azione reciproca immediata: se si esercita un influsso su un elemento del sistema, ne vengono influenzati anche gli altri.
La struttura di questo sistema è costituita dal tipo e dall’ampiezza dei rapporti che ci sono tra i suoi elementi. Il sistema è aperto se esiste uno scambio con l’ambiente.
Questa definizione si adatta al processo di allenamento che quindi equivale a sistema di allenamento.  I suoi elementi sono dati da tutti i suoi compiti, condizioni, mezzi e metodi, e da colui che deve migliorare la prestazione sportiva.
Per semplificarli, dal punto di vista dell’allenatore, che crea l’ambiente, gli elementi vengono riuniti in gruppi, tra i quali esiste un ordine relativamente stabile:
-  periodizzazione/divisione in cicli d’allenamento;
-  proporzioni dei contenuti dell’allenamento;
-  parametri del carico di allenamento;
-  particolarità dell’età, sesso, livello di preparazione;
-  misure per favorire il recupero dopo l’allenamento.

 La struttura dell’allenamento.

Cambiamenti interni nella struttura dell’allenamento possono essere prodotti, in varie direzioni, 
dalle specificità dell’età, nell’allenamento dei bambini e dei giovani, dalla struttura ciclica del carico, nell’allenamento di alto livello degli adulti. Ciò significa che gli impulsi agiscono sugli altri elementi.
Un sistema di allenamento così strutturato rende possibili un controllo e una direzione del processo di allenamento.
Gli adattamenti dell’organismo sono di natura specifica e ciò dipende dallo stimolo
(esercizi sportivi), e sono molto stabili, e ciò dipende dalla durata del processo di allenamento
a lungo termine.
Considerata la molteplicità dei fattori che la compongono la capacità di prestazione sportiva può essere allenata solo globalmente.
Solo lo sviluppo armonico di tutti i fattori che la determinano offre la possibilità di raggiungere la massima prestazione individuale.

Fondamentale nel processo dell’allenamento del giovane calciatore è l’educazione e lo sviluppo delle capacità coordinative generali e speciali.
Non è possibile risolvere un problema tecnico oppure tattico se non si possiedono le soluzioni motorie adatte.
La mancata acquisizione delle abilità coordinative costituisce un serio ostacolo a qualsiasi altro apprendimento.
Uno degli errori più frequenti nei settori giovanili è quello di mettere in secondo piano la dimensione motoria e psicomotoria rispetto alle competenze tattiche.
La costruzione di un pensiero tattico passa necessariamente attraverso lo sviluppo delle potenzialità motorie individuali.
Le abilità coordinative devono essere parte integrante e ben definita del progetto di allenamento perché rappresentano il potenziale motorio in grado di garantirne la realizzazione.
In questo contributo presteremo attenzione a quelle cosiddette speciali.

Le capacità coordinative speciali sono:

· CAPACITA’ DI ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE:
è la capacità di determinare e variare la posizione ed i movimenti differenti del corpo nello spazio e nel tempo, in relazione a punti di riferimento sia statici che dinamici.
Per il calciatore può anche essere definita come la valutazione e l’orientamento di se stessi in rapporto alla palla, alla porta, agli avversari ed ai compagni. 
Lo sviluppo di questa capacità è molto importante, permette di trovare sempre la giusta posizione nello spazio e di fornire efficaci risposte tecniche su cross, passaggi, tiri in porta. 

· CAPACITA’ DI COMBINAZIONE:
è la capacità di coordinare tra loro i movimenti di più segmenti corporei, con successioni o fasi singole al fine di realizzare un gesto finalizzato.
Per il calciatore è estremamente importante riuscire ad accoppiare i movimenti al fine di fornire una risposta tecnica precisa in ogni situazione (es.guida, arresto e passaggio, corsa in un senso e poi cambiare direzione).


· CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE:
è la capacità di esprimere in forma precisa ed economica un’attività gestuale, tra le singole fasi di uno o più movimenti delle varie parti del corpo.
Il calciatore deve prendere coscienza delle sensazioni propriocettive, delle loro differenze per migliorare la consapevolezza del proprio corpo, abilità indispensabile nel corso dell’attività sportiva. 
Nel calciatore si esprime quando questi si muove con fluidità, in modo armonico e poco dispendioso manifestando buona padronanza dei gesti tecnici che sono eseguiti in forma precisa ed economica, oppure quando dosa la forza necessaria per effettuare un passaggio ad un compagno smarcato.

· CAPACITA’ DI REAZIONE MOTORIA:
è la capacità di eseguire rapide azioni motorie in risposta ad uno stimolo. 
La variabilità e l’imprevedibilità degli elementi dinamici che caratterizzano le situazioni di gioco, richiedono al calciatore di risolvere con “attenzione e prontezza di riflessi” i problemi motori posti dalla partita.
Gli stimoli a cui il calciatore deve reagire sono soprattutto visivi (movimenti della palla, dei compagni, degli avversari), ma anche acustici (fischi dell’arbitro, comunicazioni verbali), cinestetici e tattili (contatto fisico con l’avversario, palla o terreno di gioco), vestibolari (adattamento dell’equilibrio). Le risposte che il calciatore deve fornire devono essere sempre rapide e tempestive.

· CAPACITA’ DI EQUILIBRIO STATICO-DINAMICO:
riuscire sia in forma statica che dinamica a mantenere o a ristabilire una posizione di equilibrio sempre ideale. L’equilibrio ha diversi aspetti da quello statico per i cambi di senso o di direzione a quello dinamico, compiendo gesti tecnici con il pallone a quello di volo nelle esecuzioni acrobatiche. Una buona acquisizione degli schemi motori di base (camminare, correre, saltare, ecc.) aiuta maggiormente il giovane calciatore ad acquisire e consolidare la coordinazione motoria di cui l’equilibrio è un aspetto essenziale.


· CAPACITA’ DI RITMIZZAZIONE:
è la capacità di esprimere un ritmo nelle azioni motorie cioè di contrarre e decontrarre i diversi gruppi muscolari, rispettando gli stimoli sensoriali. E’ importante, soprattutto a livello giovanile, “far sentire” il ritmo esecutivo dei gesti motori prodotto dalla sequenzialità degli appoggi, come ad esempio in una azione di rincorsa con spostamento, o di un colpo di testa,  oppure ancora per eseguire dei lanci con i piedi. La ritmizzazione del movimento facilita il processo di automatizzazione degli stessi.

· CAPACITÀ DI ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE:
è la capacità di trasformare o sostituire l’azione motoria programmata nel corso del suo svolgimento in base al variare della situazione. La variazione di una situazione di gioco attesa o imprevista non deve cogliere di sorpresa il calciatore. Se l’azione motoria non deve cambiare radicalmente ma richiede solamente la modifica dei parametri del movimento quali lo spazio, il tempo, la velocità, il ritmo e l’ampiezza, si parla di capacità di adattamento.


Si parla invece di capacità di trasformazione del movimento quando si rende necessario sostituire l’azione motoria in corso con un’altra, come ad esempio in un duello 1 vs 1 l’attaccante cerca di dribblare il difensore con finte provocando da quest’ultimo una reazione fatta di mosse e contromosse, oppure l’avversario finta un calcio di potenza e poi esegue un tiro di precisione. 

L’esecuzione dei gesti tecnici deve adattarsi e trasformarsi non solo in relazione ai comportamenti degli avversari ma anche in funzione delle interferenze di tipo ambientale, quali le caratteristiche del terreno di gioco e le condizioni atmosferiche. La capacità di trasformazione dei movimenti dipende dalla precisione e dalla velocità con la quale il giocatore recepisce le variazioni della situazione, nonché dall’insieme delle esperienze acquisite. Quanto più è vasto il patrimonio di esperienze motorie, tanto maggiori sono le possibilità di anticipare, adattare e trasformare i movimenti con la possibilità di individuare le scelte più opportune.
Nel calciatore questa capacità deve essere molto affinata e buona parte delle esercitazioni in situazioni di gioco devono avere componenti che la riguardano. 

· CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE MOTORIA:
questa capacità permette di prevedere l’inizio, lo svolgimento e la conclusione di una azione motoria organizzando in anticipo i movimenti richiesti con efficacia. 
Questa è una capacità estremamente importante, e la base multilaterale e multisportiva permette al giovane di comprendere i movimenti. Permette al calciatore di comprendere quali siano i movimenti degli avversari, e quindi di prevederne l’esito. Come già accennato questo può essere realizzato in allenamento, proponendo esercitazioni situazionali . 
Inoltre è estremamente importante insegnare al calciatore a leggere le informazioni dal comportamento degli avversari. Segnali fondamentali possono essere tratti dal modo in cui un giocatore si prepara a ricevere la palla o ad effettuare un cross, oppure osservando gli spostamenti, le caratteristiche tecniche, ecc.
Questa capacità spesso è poco sviluppata nei calciatori più giovani in quanto mancano di “vissuto” mentre in quelli più anziani è una delle doti più presenti ed è definita in modo semplicistico come “esperienza”.



· FANTASIA MOTORIA:
è la capacità di utilizzare le proprie risorse tecniche, cognitive, espressive in modo personale, originale e creativo per risolvere problemi motori, tecnici e tattici e che consente di utilizzare le potenzialità individuali, al di fuori di rigidi schemi imitativi. E’ la risultante di tutte le capacità coordinative possedute, che si esprimono grazie ad un’attività intellettiva divergente. Di fronte a situazioni motorie problematiche, chi possiede fantasia motoria, troverà la situazione più idonea elaborando strategie individuali che derivano dalle capacità di attivare molteplici funzioni cognitive. La fantasia motoria è una dote difficile da sviluppare e che abbonda nei cosiddetti          “ calciatori nati”. E’ sicuramente di più facile apprendimento se in passato si sono sviluppate esperienze multisportive che richiedono attività ricche di stimoli sempre diversi e che sollecitano tutte le capacità coordinative. 
Per incentivare questa capacità è importante che l’allenatore utilizzi durante le sedute metodi induttivi fra cui quello della ricerca, al fine di abituare i giovani  a trovare soluzioni diverse allo stesso problema. I metodi imitativi e addestrativi non facilitano lo sviluppo di un pensiero diverso e di nuovi comportamenti motori creativi che possono portare alla scoperta di diverse soluzioni ai problemi. E’ indispensabile che l’allenatore di settore giovanile sappia utilizzare tutti i metodi e gli stili d’insegnamento, alternandoli tra di loro per educare il giovane ad adattarsi ad essi. Insieme a questo principio, l’allenatore deve ispirare il suo operato anche  a quello della multilateralità. 

Il concetto di multilateralità dell’attività è riferito agli aspetti didattici dell’insegnamento(contenuti, mezzi, organizzazione) ed agli esiti programmati e prevedibili; si riferisce allo sviluppo di tutte e di ciascuna capacità motoria ed alla costruzione del maggior numero possibile di abilità motorie attraverso variazioni di mezzi, contenuti, situazioni...
Tali varianti e combinazioni di varianti saranno riferite a movimenti effettuati in relazione a:
persone, corpo o parti di esso, oggetti, attrezzi, superfici d’appoggio, suoni, rumori, ritmi,
battute, segnali, ecc.

Varianti di tipo tattico
- fintare;
- marcare;
- anticipare.
Tali strategie e soluzioni sono riferite a spazio, tempo, giocatori, problema, oggetti, attrezzi,
proprio corpo o parti di esso

Varianti di tipo ambientale
- ambiente acquatico;
- spazi aperti o chiusi;
- campi erbosi o di terra;
- temperature diverse;
- condizioni atmosferiche;
- superfici innevate, sabbiose;
- pubblico.
- mezzi specifici.

Pertanto è necessario:

- DEFINIRE CON PRECISIONE LE ABILITA’ E LE AZIONI CHE UN ATLETA, AL TERMINE DI UN PIANO DI FORMAZIONE SPORTIVA DEVE SAPER REALIZZARE;
- IDENTIFICARE IL PERCORSO OPERATIVO SCOMPONENDOLO IN VARIE PARTI
SUCCESSIVE, COSI’ DA POTER INTRODURRE UNA VERIFICA PUNTUALE CHE
CONSENTA DI REALIZZARE INTERVENTI DI CORREZIONE SUGLI ATLETI,
ATTRAVERSO LE RIDEFINIZIONE DELLE STRATEGIE E DEGLI OBIETTIVI STESSI;
- ALTERNARE SCIENTIFICAMENTE STILI, METODI E FORME DELL’INTERVENTO.

Teoria dell'allenamento sportivo :lo sviluppo delle capacità condizionali secondo la metodologia operativa



L’ALLENAMENTO SPORTIVO COME PROCESSO DI ADATTAMENTO

·     Adattamenti

·     Specificità dello stimolo

·     Intensità dello stimolo

·     Durata dello stimolo

L’allenamento sportivo come processo di adattamento.

L’obiettivo dell’allenamento, nella preparazione sportiva, è quello di sviluppare gli adattamenti necessari all’organismo per renderlo capace di produrre uno sforzo adeguato alla specialità sportiva praticata.

Lo sviluppo di questi adattamenti è provocato da:

stimoli biologici                risposta              

Nell’allenamento sportivo gli stimoli sono gli esercizi fisici nelle diverse forme.

La specificità dello stimolo

E’ determinata dalle caratteristiche dello stimolo e dalle caratteristiche della reazione che lo stesso provoca.

Specificità degli esercizi in base a quello che voglio allenare.

Conoscere la specificità di uno stimolo permette di costruire un programma di preparazione, indicandone gli obiettivi (ad esempio lo sviluppo delle capacità di resistenza  o l’affinamento tecnico ecc.).


L’intensità dello stimolo

L’intensità dello stimolo è un concetto che esprime il livello dell’impegno richiesto al soggetto rispetto alle sue capacità massimali nelle stesse condizioni.

E’ l’impegno del soggetto nel lavoro da eseguire attraverso le sue capacità condizionali forza - resistenza - velocità.

Esiste una intensità della soglia: alta - bassa

Rapporto tra intensità e  specificità dello stimolo: spesso il livello di intensità determina in parte anche la sua specificità.
Se lavoro oltre un certo livello di frequenza cardiaca o di velocità oltre ad allenare il metabolismo aerobico, alleno anche quello anaerobico.

Nella pratica è molto importante identificare la dimensione ottimale dello stimolo che permette il giusto grado di allenamento.

Allenarsi per raggiungere l’obiettivo.

Perdita di adattamenti e fatica.

La fatica è denominata come superallenamento e senza un adeguato recupero,  favorisce l’insorgere di malattie da raffreddamento, malattie infettive e abbassamento delle difese immunitarie; o aumenti di infortuni muscolari.

La durata dello stimolo

Lo sforzo che l’organismo produce nell’eseguire un esercizio dipende dalla sua qualità e dalle sue caratteristiche di intensità, ma è molto importante anche per quanto tempo viene svolto l’esercizio.

Tempo di attività del singolo esercizio fisico: attività continuata o intervallata; con diversa durata sia dello stimolo che dell’intervallo.

Si può dire che per definire le caratteristiche essenziali di uno stimolo è necessario determinare oltre la sua specificità (monitoraggio attraverso i suoi effetti) e l’intensità anche la sua durata.



La densità dello stimolo

Indica il comportamento temporale del tempo di stimolo e di riposo in una unità di allenamento.

E’ il rapporto tra il tempo di lavoro e il suo recupero.

E’ una caratteristica che si aggiunge alle precedenti. In caso di insufficiente recupero si instaura il processo di fatica e inadeguato adattamento.

La quantità dello stimolo

Rappresenta l’insieme delle caratteristiche numeriche: quantitative della durata e del numero delle ripetizioni che lo stimolo assume in una unità di allenamento.

Stimoli di allenamento e carico fisico

L’insieme degli stimoli di allenamento forma il carico fisico
è il carico fisico che determina la risposta di adattamento dell’organismo.

L’adattamento può avere carattere generale o specifico.

Ad  esempio il carico fisico può essere costituito dal nuotare, ma tale esercizio è generico e non specifico per un ciclista o per un mezzofondista.

Gli adattamenti sono determinati dal carico fisico nel suo complesso e non dal singolo esercizio che non è sufficiente a provocare adattamenti significativi.

Supercompensazione dinamica: base dell’adattamento

Per supercompensazione si intendono quei processi biologici e fisiologici di adattamento dell’organismo dopo un lavoro e il relativo recupero.

L’organismo attraverso l’omeostasi raggiunge livelli di riserve energetiche sempre più superiori ai livelli precedenti, quindi il soggetto è pronto a ripartire con allenamenti in cui il carico fisico è maggiore.

Gli atleti di alta prestazione hanno notevoli difficoltà a migliorare, le cause di questo è spesso dovuto a preparazioni unilaterali o comunque poco multilaterali o polivalenti.

Carico e adattamento

Il carico fisico provoca come effetto l’adattamento

In relazione alle rapidità dello sviluppo ci sono forme diverse di adattamento:

·     Effetti immediati del carico (aggiustamenti): sono rappresentati dalle variazioni biochimiche e funzionali che si stabiliscono immediatamente dopo e durante l’esecuzione dell’esercizio.

·     Effetti permanenti del carico: costituiti da modificazioni persistenti che supportano processi successivi di riadattamento.

·     Effetti cumulativi del carico: comprendono l’insieme del variazioni biochimiche e morfofunzionali che hanno luogo in un lungo periodo di allenamento.

Carico e recupero
Il carico, insieme organizzato di esercizi, è il fattore complessivo che causa l’adattamento.

La dinamica carico - recupero è una delle chiavi dell’intero processo di allenamenti.
Infatti l’entità del carico e la sua natura si modificano variando il recupero.

La modulazione del recupero è uno strumento di dosaggio in mano all’allenatore (o atleta) per allenare componenti diverse, così come per migliorare o peggiorare la forma.

Con una distribuzione errata del recupero si arriva al superallenamento con le sindrome associate.
Il recupero va considerato nel breve, medio e lungo periodo, perché è legato a processi di adattamento e di supercompensazione che hanno durata e caratteristiche diverse.

Ogni dinamica di carico deve essere accompagnata dalla propria dose di recupero:

è questo il segreto della nuova arte di allenare,vincere di più e stancarsi di meno


LE CAPACITÀ MOTORIE

·     Capacità condizionali: forza, resistenza, rapidità

·     Capacità coordinative: rapporto con le tecniche

·     Flessibilità finalità e metodologia dello stretching

Le capacità motorie

Per capacità motorie o motricità (controllo motorio, movimento, coordinazione ecc.) si intende l’insieme delle funzioni che dirigono e controllano il movimento.

Particolari capacità motorie si formano attraverso l’allenamento e rappresentano i fattori fondamentali di ogni prestazione sportiva.

All’interno delle capacità motorie intervengono due importanti sistemi:

CAPACITÀ CONDIZIONALI
CAPACITÀ COORDINATIVE

L’insieme delle capacità condizionali e coordinative formano le capacità motorie e quindi danno luogo al RISULTATO SPORTIVO.


Fattori limitanti

I fattori limitanti le capacità condizionali sono influenzati dalla disponibilità di energia nei muscoli e dai meccanismi biochimici.

Le capacità coordinative sono invece influenzate dalla capacità di percezione ed elaborazione delle informazioni da parte degli analizzatori coinvolti nel movimento (tattile, cinestetico, vestibolare, ottico, acustico) e nel formare le abilità motorie e nelle loro realizzazioni.

Evoluzione delle capacità motorie

·     Le capacità coordinative si sviluppano in una fascia di età tra i 6 e gli 11-12 anni.

·     Le capacità condizionali hanno invece uno sviluppo accentuato nella fascia di età tra i 12 e i 17-18 anni.

Mentre le capacità coordinative non mostrano significative differenze fra maschi e femmine, le capacità condizionali mostrano una netta differenza a partire dagli 11 anni, prima di questa età il decorso è parallelo e simile, mentre nell’età adulta la differenza nei valori assoluti può raggiungere il 40 %.


Nell’apprendimento della tecnica le capacità coordinative svolgono un ruolo primario, ma anche le capacità condizionali devono essere allenate per raggiungere una ragionevole azione motoria.

Ad esempio la precisione in un palleggio.

Un altro esempio è indicato da un atleta sottoposto a un certo numero di salti alla stessa altezza.


CAPACITÀ CONDIZIONALI

Le capacità condizionali sono le capacità fondate sull’efficienza dei meccanismi energetici in questo gruppo sono collocate:

·     CAPACITÀ DI FORZA
·     CAPACITÀ DI RESISTENZA
·     CAPACITÀ DI RAPIDITA’

L’insieme di queste capacità è influenzato da molti fattori (età, costituzione, sesso, ambiente, alimentazione, ecc.) oltre che dall’allenamento.


Capacità di forza

Si può definire come la capacità di opporsi e/o superare una resistenza esterna.
E’ costituita dalle caratteristiche biologiche, biochimiche, neurofisiologiche, e strutturali degli effettori muscolari, che sono in parte predeterminate da fattori genetici ed in parte sono modificabili con l’allenamento.


Capacità di resistenza

E’ la capacità di opporsi all’insorgere della fatica in prestazioni motorie prolungate.
Anche questa capacità, come la forza, è un fattore specifico di prestazione.
E’ determinata dalle caratteristiche del muscolo (rapporto fibre lente/fibre veloci) e soprattutto dalla capacità e dalla potenza dei sistemi energetici interessati:

ATP - CP   - Metabolismo anaerobico alattacido
Glicolisi    - Metabolismo anaerobico lattacido
Glicolisi - Ciclo di Krebs -  Metabolismo aerobico

Nel calcio sono maggiormente interessati i meccanismi energetici dell’O2  e dei PO˜˜4 soprattutto il secondo risulta il più importante. Le principali azioni del calcio non superano i 10 secondi di durata quindi il meccanismo dei fosfati, anaerobico alattacido, è predominante. La durata dei fosfati non supera i 10 secondi e una volta consumati vengono recuperati nel giro di 15 secondi grazie al meccanismo dell’ossigeno.

Capacità di rapidità

E’ rappresentato sia dalla capacità di reagire agli stimoli in breve tempo, che dalla capacità di esprimere elevati livelli tensivi nel muscolo in tempi molto brevi. Questo fattore di prestazione dipende dalle caratteristiche neurofisiologiche del soggetto sia a livello del SNC (velocità di trasmissione - nervosa) che dal sistema muscolare (percentuale di fibre veloci).    

CAPACITÀ COORDINATIVE
Generali e speciali

Le generali è un’insieme di capacità che consentono di organizzare, guidare e controllare il movimento.

Le speciali schematicamente si possono distinguere in queste capacità coordinative :

Capacità di accoppiamento e combinazione dei movimenti;
Capacità di differenziazione cinestesica;
Capacità di equilibrio;
Capacità di orientamento;
Capacità di ritmo;
Capacità di reazione;
Capacità di trasformazione.


L’organizzazione dell’allenamento

·     Controllo dell’allenamento

·     Classificazione degli esercizi

Uno dei momenti più importanti nell’allenamento sportivo è il suo controllo scientifico.

La direzione del processo di allenamento è formato, in genere, da tre stadi:

·     la raccolta delle informazioni sull’oggetto da controllare

·     l’analisi delle funzioni rilevate

·     le decisioni e la pianificazione



È molto importante sapere cosa viene svolto, quanto e come.

Conoscere nel modo più dettagliato che cosa si è fatto.

Uno dei punti essenziali dell’allenamento moderno è quello di dare una dimensione di quello che si è svolto nel corso dell’allenamento, nella singola seduta, in periodi più lunghi fino all’intero anno e oltre e quindi elaborare modelli generali per l’organizzazione dell’allenamento sulla base della specificità.

Controllo e misurazione dell’allenamento

Per un controllo più efficace è necessaria una classificazione delle caratteristiche del carico.

·     caratteristiche di specificità
·     finalità
·     grado di difficoltà coordinativa
·     entità



Specificità

Nel primo punto c’è da precisare che la quantità del carico può essere generale o specifico: nella preparazione dei giovanissimi il carico specifico è molto basso rispetto ad atleti evoluti.

La differenziazione del carico è di grande difficoltà e richiede studi specifici della disciplina, in modo da identificare le caratteristiche degli esercizi di allenamento e organizzarli in base alle loro specificità allenanti.

Finalità

Le finalità raggiunte da un esercizio dipendono dalle caratteristiche metaboliche del carico e da quelle biomeccaniche e anche dal rapporto carico - recupero, dalla durata del lavoro, dalla frequenza e altro.

Verificare verso quale obiettivo il carico è indirizzato.



Difficoltà coordinative

Il grado di difficoltà coordinativa è essenziale in tutti gli sport in cui il movimento non è standard o fisso, ma è sempre diversificato come negli sport di situazione come il calcio.

Una cosa molto semplice è la misura della quantità di lavoro: quantità e durata formano il volume del carico.

Questo avviene attraverso tabelle, rilevazioni, ecc.

Entità

L’intensità è la misura dello sforzo compiuto dall’atleta, in riferimento alle sue individuali capacità di lavoro.

La misura dell’intensità è più complessa della quantità perché deve essere sempre riferita alle capacità massimali dell’atleta, che non sempre possono essere misurabili.

Si ricorre spesso alla misurazione di due forme diverse dell’intensità:

·     il carico interno
·     il carico esterno

Il carico esterno è la misura di quello che l’atleta fa: (ad esempio la misura della velocità di un percorso).

Questa misura può essere un valore normale per un professionista, ma può rappresentare un lavoro proibitivo per un dilettante.

Per misurare meglio ciò che avviene nell’atleta bisogna misurare il carico interno, cioè la reale fatica che compie un atleta.

Quindi scegliere uno stesso carico interno per un principiante e un atleta di buon livello significa scegliere due carichi esterni totalmente differenti.

Sul piano pratico significa scegliere la velocità di corsa (carico esterno) che corrisponda ad una frequenza cardiaca (carico interno) più o meno uguale.


ALLENAMENTO TIPI DI PREPARAZIONE

·     Preparazione muscolare

·     Preparazione organica

·     Preparazione motoria

Classificazione degli esercizi

·     struttura del movimento

·     struttura del carico

·     struttura della topografia muscolare

·     struttura della situazione motoria

STRUTTURA DEL MOVIMENTO

La struttura del movimento è determinata attraverso i parametri cinematici e dinamici che si possono ricavare sull’esercizio di gara e la sua comparazione con l’esercizio di allenamento: quindi potremo avere un esercizio speciale o di gara. 


STRUTTURA DEL CARICO

Si compone delle analisi delle reazioni interne provocate dal carico in condizioni standard (normali), di gara, di allenamento; con riferimento ai processi metabolici impegnati e gli effetti di adattamento degli esercizi svolti.

·     anaerobico alattacido

·     anaerobico lattacido

·     anaerobico - aerobico

·     aerobico

ANAEROBICO ALATTACIDO

Miglioramento delle qualità di forza e velocità

·     durata 1 - 5 s.
·     intensità massima
·     riposo 1 - 2 min.
·     ripetizioni 5 -7

ANAEROBICO LATTACIDO

Esercizi con produzione di acido lattico; allenamento per la resistenza specifica, velocità e capacità di salto.

·     durata 1 - 2 min.
·     intensità vicino al massimo
·     riposo 2 - 4 min.
·     ripetizioni 5 - 8

ANAEROBICO - AEROBICO

Frequenza cardiaca sui 150 - 190 b./min.

·     intensità variabile

AEROBICO

Allenamento cardiocircolatorio e respiratorio

Frequenza non superiore ai 150 b./min.


Struttura topografica

Riguarda l’analisi degli impegni muscolari che si sviluppano sulla base delle caratteristiche biomeccaniche.

Lo studio può essere svolto mediante l’elettromiografia oppure attraverso lo studio della efficienza nelle espressioni di forza dei settori muscolari.



Struttura della situazione motoria

Si definisce un orientamento degli elementi della situazione tecnico - tattica.

Gli elementi che determinano il livello di prevedibilità della situazione si possono dividere schematicamente in:

·     elementi conosciuti in anticipo, con scelta, non conosciuti (ripetizione di una tecnica, apprendimento di una combinazione)

·     cose conosciute applicate

·     cose sconosciute da applicare

·     condizioni psicologiche della situazione (realizzare un obiettivo, con avversario, con prova agonistica; risultato con la squadra completa, con il campo di dimensione ridotta).

Gli esercizi di allenamento si possono ancora suddividere:

·     esercizi generali
·     esercizi speciali
·     esercizi di gara

FORME DI ALLENAMENTO

Le forme di allenamento sono molteplici e riguardano l’organizzazione generale che si vuole dare al susseguirsi degli esercizi.

Le più utilizzate sono:

·     interval training
·     circuit training

INTERVAL TRAINING (o metodo intervallato)

È il metodo di allenamento più conosciuto, quello più studiato in modo approfondito.
Consiste in periodi di lavoro ripetuti, intervallati con periodi di riposo.

Utilizzato nei programmi di resistenza e velocità

Nel calcio si utilizzano sistemi aerobico - anaerobico misto con fasi di tipo anaerobico - alattacido quindi scegliere il tipo di esercizio da usare nell’allenamento.
Nel metodo intervallato  fanno parte il metodo serie - ripetizioni e quello piramidale.

CIRCUIT TRAINING (o metodo a circuito)

Consiste nel compiere, in un numero di stazioni, un determinato esercizio.
Una volta completato l’esercizio si passa alla stazione successiva eseguendo un altro esercizio.

Tutti gli esercizi generalmente vanno eseguiti in un dato periodo di tempo.

Altre forme sono:
·     il metodo continuato
·     il metodo della competizione
·     il metodo ludico

L’organizzazione dell’allenamento in periodi

La preparazione deve essere adeguatamente programmata

Un campionato, una gara o anche un singolo allenamento devono essere preparati in modo preciso.

Preparazione significa programmare un lavoro di lunga durata (anni o mesi) per raggiungere un obiettivo non immediato, ma attraverso tappe.

La programmazione prevede quindi dei cicli di allenamento periodici con obiettivo finale e microcicli con finalità ben precise.

Nella programmazione e periodizzazione dell’allenamento si distinguono tre periodi:

·      microciclo (piccolo ciclo)

·      mesociclo (medio ciclo)

·      macrociclo (grande ciclo)

Microciclo

Si suddivide in:

·      microciclo di preparazione
   finalità        massima quantità di carico
                                
·      microciclo pre - gara
    caratteristico del periodo agonistico

·      microciclo di gara
    caratterizzato dalla freschezza psicologica

·      microciclo di compensazione
    calo dei carichi di lavoro (intensità e quantità)

Mesociclo

È un periodo più grande ed è formato da più microcicli.

nSviluppo continuo del carico di allenamento
ncrescita del carico specifico rispetto al generale
nsviluppo di una tecnica molto più specifica


I mesocicli si dividono in:

n di preparazione
n di rifinitura
n di controllo (test)
n agonistici (preparazione alla gara)

Macrociclo

Ha una durata molto lunga e comprende più mesocicli.

Nella preparazione tradizionale si considerano tre periodi fondamentali:

n periodo preparatorio
n periodo agonistico
n periodo di transizione

Nel periodo di preparazione ci sono due tappe, una preparatoria e una speciale.


ESERCIZI GENERALE E SPECIFICI

Nel periodo agonistico bisogna mantenere il giusto livello di forma, curando gli aspetti psicologici degli atleti.

Il periodo di transizione è il collegamento tra la fine del periodo agonistico e quello di preparazione.

Nel calcio, come in tutti gli sport, si possono studiare - grandi cicli di preparazione (più anni) - cicli annuali - cicli di più mesi o settimane - cicli settimanali.