sabato 22 giugno 2013

L’APPROCCIO SPECIFICO E SISTEMICO DELLA METODOLOGIA OPERATIVA E L’EDUCAZIONE DEL GIOCATORE CONSAPEVOLE

La mia attività come insegnante mi ha indotto ad approfondire in particolar modo il processo ed i metodi dell’ insegnamento affinché si possano realizzare in tutti gli studenti, anche quelli con difficoltà e/o limitate capacità intellettive, apprendimenti significativi accompagnati da un incremento di capacità a livello cognitivo. L’utilizzo della metacognizione, intesa come capacità di essere cosciente dei propri stati mentali ed anche emozionali, si fonda ormai su innumerevoli studi da parte della psicologia e delle neuroscienze. La giustificazione di tale metodo da parte mia è forse più modesta e di natura pedagogica, in quanto si fonda su un assunto esperenziale. Quello che propongo è frutto di conferme quotidiane da parte degli alunni stessi, che nel loro percorso scolastico si accorgono di riuscire ad imparare con maggiore facilità e soddisfazione personale, che si dimostrano più responsabili e capaci di rielaborazione e riflessione personali oltrechè di pensiero critico. Non voglio spingermi troppo oltre, ma oserei dire che un allenatore perseguendo questo metodo fornisce veramente strumenti efficaci di pensiero che a loro volta diventano premessa ad un’educazione attiva e costruttiva. Agisce come un processo di continua coordinazione e selezione di tutto il lavoro che il cervello compie attraverso la complessità delle organizzazioni neurali. Sarebbe proprio questa capacità di organizzare attivamente l’apprendimento Essa si svilupperebbe con il linguaggio, che permettendo di “vedere” il pensiero lo organizza, secondo schemi logici e lo sviluppa con processi che implicano immaginazione, fantasia ed inventiva. Il suo continuo superamento in sempre nuove e più complesse situazioni dà la possibilità al bambino di costruirsi una teoria della mente, che rappresenterebbe la base per l’apprendimento consapevole. Secondo J. Bruner l'attività metacognitiva compare nelle persone in modo disuguale, in rapporto al loro sfondo culturale, ma può essere insegnata con successo come altre abilità. Egli riprendendo il concetto di L. Vygotskij di apprendimento positivo, come quello che anticipa lo sviluppo, operando entro la zona di sviluppo prossimale ritiene che ciò sia possibile in quanto la persona più competente offre un prestito di coscienza. L'apprendimento del linguaggio è paradigmatico, infatti chi apprende il linguaggio, all'inizio, prende a prestito le conoscenze e la coscienza di chi lo educa. L'interazione linguistica tra madre e figlio nei primi mesi e anni di vita si sviluppa secondo sequenze di domande e risposte, via via più complesse, caratterizzate dal mantenersi, da parte della madre, sempre sul confine della zona di sviluppo prossimale, cioè in una continua espansione della competenza del bambino. Inizialmente quindi l'allenatore fungerà da sostituto della consapevolezza, prevedendo le difficoltà e segmentando il lavoro per quantità e complessità. A lui spetta il compito di mettere a fuoco l'attenzione, il dimostrare la fattibilità del compito, presentandolo con la gradualità necessaria e accompagnando le azioni al loro racconto. Successivamente il calciatore subentrerà all'allenatore, riuscendo alla fine ad imparare da solo. La didattica operativa In che modo sviluppare ciò nella didattica calcistica? Prima di tutto attraverso l'intenzionalità delle proposte, con una "metadidattica", cioè una didattica consapevole e funzionale allo sviluppo del pensiero, che si concentri più sul processo che sui risultati. Per questo si deve insegnare ad osservare da diversi punti di vista ed anche cercare di osservare se stessi e facendo esercitare l’osservazione e la percezione insieme. Si fa inoltre esperienza di altre possibili sinestesie: del tatto e dell’olfatto, del corpo in movimento e della vista, della vista e del sapore. L’importanza del cambiare punto di vista è data dal principio che la metacognizione è una strutturazione del pensiero che riflette su se stesso nella misura in cui si esce dal proprio egocentrismo. Si organizzeranno perciò attività di osservazione (con i diversi sensi ) chiedendo di cambiare punto di vista (interno, esterno, di lato, dall’alto, dal basso, vicino , lontano) di individuare errori percettivi, di giocare con in diverse zone del campo. Si faranno immaginare ed ipotizzare cambiamenti di forma (omotetia), di stato/ materia, di dimensione, si useranno le costanti della creatività e della fantasia, come l’unione dei contrari, il capovolgimento, la moltiplicazione dei particolari, il cambiamento d’uso. Con questi effetti si potranno realizzare numerosi giochi a tema. Le situazioni pratiche e/o mentali che generano apprendimento e sulle quali ho cercato di mediare la metacognizione sono state: percepire, osservare/selezionare, imitare/ riprodurre, confrontare, simbolizzare, analizzare, astrarre, categorizzare, ordinare, collegare per categorie* ( tempo, spazio, causa, conseguenza, somiglianza, differenza, ecc.), seguire percorsi di induzione o percorsi deduttivi, sintetizzare, valutare, riflettere in rapporto a diversi fattori: emozioni, sentimenti, idee, scopi e risultati. Già nella scuola materna l'insegnante conosce il ruolo che le attività psicomotorie e lo sviluppo del linguaggio svolgono nell'attivazione di strutture cognitive e come la curiosità nell'esplorare l'ambiente circostante sia la molla per apprendimenti "significativi". Appena è possibile al calciatore si deve chiedere di raccontare come ha imparato qualcosa. Le domande diventeranno sempre più specifiche, adeguate allo stadio di sviluppo tecnico-tattico, ma tese al raggiungimento di quello successivo. Si faranno esercizi sul come si osserva, in rapporto ai diversi sensi, in rapporto ad uno scopo, su come si descrive ciò che si è osservato. La costruzione, l'ideazione di esercitazioni e di giochi, sono da privilegiare, perché solamente quando si costruisce qualcosa si fanno i conti con gli strumenti del pensiero, con le regole di coerenza in rapporto ai fini e con la loro congruenza interna. Un ragazzo attiva processi di metacognizione, allorché capisce come funziona, quali regole permettono certi sviluppi, ecc. L'allenatore può mediare la metacognizione in molteplici modi, ad esempio : - Propone obiettivi e chiede ai calciatori come si possano raggiungere. L'allenatore comunica ai ragazzi quello che ha in mente, perché ritiene importante proporre certi attività e certi esercizi, ma accetta anche di ascoltare ed accogliere eventuali modifiche o nuove proposte. - Pone domande che suscitino una curiosità che spinga all’azione e alla rielaborazione personale. Non ci si deve mai lasciar sfuggire un dubbio, la possibilità di mettere in risalto un' incongruenza. Chiede il perché delle risposte, sia giuste che sbagliate ed utilizza al massimo la valenza positiva degli errori (il che toglie anche la paura di intervenire a molti calciatori che si sentono insicuri e temono il giudizio degli altri). Allorché l’allenatore si accinge a spiegare una esercitazione, anche complessa come può esserlo un gioco a tema, presenta la proposta di lavoro come un punto di partenza per la soluzione di situazioni problematiche. Si chiede ai calciatori di riconoscere tutto ciò che a prima vista non capiscono, si confrontano i dubbi , si chiede se qualcuno conosce eventuali risposte, si formulano ipotesi e a questo punto si cercano risposte congrue alla situazione. Stimola, attraverso l'analogia, la ricerca di strutture concettuali comuni a situazioni diverse. - Fa in modo che i calciatori partecipino attivamente alla costruzione delle conoscenze. Altri nuclei di attività avranno per oggetto: - l'attenzione, la concentrazione, ma anche la distrazione (cause, occasioni, come organizzarsi per evitarla); - la memoria (tipi e tecniche: cosa si memorizza bene? In quali situazioni? Quali "trucchi " utilizzare? ); - la comunicazione ( parlare, ascoltare, codici, canali, interferenze), - la comprensione (individuare segni e significati, situazioni chiave, sequenze,ecc); - la lettura di materiale tecnico ( leggere per…trovare un suggerimento,…..capire di cosa tratta in modo globale e veloce,….per capirne i principi e gli sviluppi,….ecc); - La soluzione dei problemi ( rappresentazioni mediante disegni, simboli, grafi; traduzione della situazione nel linguaggio dei numeri e delle operazioni e discussioni su quali altre soluzioni possono essere ammesse e/o quali sono più vantaggiose?). Tutte queste attività didattiche si possono configurare come costruzione, in tempi lunghi, di un metodo di lavoro, da intendersi come un insieme di corrette abitudini di pensiero e di azioni, supportate da una forte dose di motivazione personale, in quanto l'efficacia dei risultati avrà rafforzato la stima personale e quindi il desiderio di apprendere. Allenare in questo modo significa attivare strumenti di consapevolezza e quindi di costruzione delle conoscenze sia personale che collettiva. All'interno di ogni gruppo squadra sarà utile accostarsi al metodo che gli è peculiare, alle competenze e agli strumenti che gli sono propri, ed applicando durante ciascuna fase proposte specifiche e di reale contesto. Nel processo operativo insegnare a trovare, individualmente o per gruppi, le mappe concettuali di un contenuto tattico è utile, perché esse rappresentano graficamente un reticolo di concetti, che partendo da un "nodo", vengono collegati tra loro, mediante situazioni "legame", che a loro volta individuano rapporti logici. Esse sfruttano le potenzialità della memoria visiva, fanno riflettere sulle informazioni possedute e favoriscono la produzione linguistica, a cui faranno da supporto. In questo modo l'allenatore parte dall'esperienza dei calciatori, come contesto di apprendimento, per promuovere ed affinare competenze e padronanze. Nel caso di elementi in difficoltà l'allenatore costruirà "un'impalcatura" più forte. Attraverso l'analisi o la previsione delle difficoltà, focalizzerà l'attenzione, eliminando elementi di disturbo. Ricercherà gli elementi già conosciuti a cui agganciare nuove conoscenze, guiderà la ricerca dei concetti chiave e delle loro relazioni, proporrà trasposizioni dal concreto all'astratto e viceversa, che una volta condivisi ed accettati rappresenteranno la base per la consapevolezza cognitiva necessaria per gli apprendimenti ulteriori.